Brutte sorprese sul fronte delle pensioni per i nati nel 1962. Chi è venuto al mondo in questo specifico anno, potrebbe subire pesanti tagli.
Nascere in un certo anno piuttosto che in un altro può davvero fare una differenza enorme quando si parla di pensioni. Vediamo cosa accadrà in questo 2024 a chi è venuto al mondo nel 1962.
Mentre i nati nel 1957 si apprestano a festeggiare il raggiungimento dei 67 anni di età e, dunque, l’accesso alla pensione di vecchiaia ordinaria, non hanno davvero di che gioire coloro che sono venuti al mondo nel 1962. Infatti l’anno di nascita, nel 2024 più che mai, fa una differenza enorme quando parliamo di pensione.
E non solo per la possibilità o meno di accedere a determinate misure di pensionamento o prepensionamento, ma anche per quanto riguarda l’importo mensile che si andrà a ricevere. A causa di una modifica introdotta dal Governo di Giorgia Meloni nella legge di Bilancio 2024, molti di coloro che sono nati nel 1962 subiranno pesanti tagli sulla pensione.
Pensioni: cosa accadrà a chi è nato nel 1962
Il 2024 non sarà un anno particolarmente fortunato per chi è nato nel 1962. Non sul fronte previdenziale almeno. Vediamo le modifiche introdotte dal Governo di Giorgia Meloni che si rivolgeranno proprio a questi cittadini. Visto che la matematica non è un’opinione, facendo due rapidi conti, chi è venuto al mondo nell’anno in questione compirà esattamente 62 anni nel 2024.
Dunque, i nati nel 1962, quest’anno raggiungeranno il requisito anagrafico necessario per accedere alla pensione anticipata con Quota 103. A patto, naturalmente, di aver maturato almeno 41 anni di contributi. Tuttavia, a causa dei cambiamenti voluti dal Governo Meloni nell’ultima legge di Bilancio, non molti di coloro che rientrano nella categoria riusciranno effettivamente ad andare in pensione nel 2024. E quei pochi che ce la faranno, avranno un assegno previdenziale decisamente più basso del previsto.
Infatti le modifiche introdotte dal Governo vanno a penalizzare su due fronti chi sceglie di andare in pensione con Quota 103. In primo luogo le finestre mobili – cioè il lasso di tempo che intercorre tra il raggiungimento dei requisiti necessari per accedere alla pensione e il primo assegno previdenziale – si sono allungate passando da 3 a 7 mesi per i dipendenti del privato e per i lavoratori autonomi e da 6 a 9 mesi per i dipendenti pubblici.
Va da sé che, chi compirà 62 anni dopo marzo/aprile del 2024, non vedrà la sua pensione fino al 2025. Di conseguenza, a meno che non abbia altre fonti di reddito, dovrà comunque continuare a lavorare per vivere. La seconda penalizzazione per chi è nato nel 1962 e vuole andare in pensione con Quota 103 riguarda, invece, l’importo della pensione.
Infatti nel 2024 gli assegni previdenziali di chi sceglie tale misura verranno rivalutati interamente con il sistema di calcolo contributivo. E, in ogni caso, l’assegno non potrà superare di 4 volte il trattamento minimo dell’Inps, mentre fino al 2023 la soglia massima corrispondeva a 5 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps. È stato stimato che le perdite potrebbero arrivare addirittura al 20%.